12 aprile 2008

Racconto Notturno

C'era silenzio in quella casa. L'unico rumore era il ticchettio delle gocce di pioggia che battevano sui vetri delle finestre. Stava guardando proprio fuori dalla finestra del salone: la città dormiva; non poteva fare altro, a quell'ora della notte. Rimase molto tempo a fissare le luci dei lampioni sfocate dalla condensa, mentre continuava a fumare avidamente la sigaretta che aveva tra le dita. Pensava, cercava di concentrarsi su una sola cosa ma questo gli veniva difficile; aveva troppe cose per la testa in quel periodo. Rinunciò del tutto e dando l'ultima boccata gettò la sigaretta sul portacenere e si avviò alla stanza da letto. Aprì la porta stando attento a non fare rumore. La porta si fece sfuggire uno scricchioliò e lui si fermò immediatamente. Niente. Per fortuna quella donna aveva il sonno pesante. Entrò nella stanza e si andò a sedere sul letto. Guardò la donna seminuda dormire beatamente sul suo letto. Era una bellissima ragazza dai lunghi capelli nero corvino che non poteva avere più di 28 anni. Fece uno sforzò ma non riuscì proprio a ricordare il suo nome, forse quello sarebbe potuto essere un problema al risveglio. Ormai faceva fatica a ricordarsi i nomi di tutte quelle che si portava a letto, ma ci aveva fatto l'abitudine. Non doveva fare chissà che fatica per trovarne un altra, eppure non riusciva a fare durare una storia per più di una settimana, sempre se si potessero chiamare storie. Si distese sul letto e si lasciò sfuggire uno sbuffo. Cavolo, neanche le bombe l'avrebbero svegliata; non fece una piega da quella posizione che aveva assunto da quando lui si era alzato dal letto un'ora prima. Fissò il tetto e pensò a cosa l'avesse ridotto in quello stato: 35 anni, un lavoro ben retribuito, una bella casa, tutte le donne che poteva chiedere, una buona quantità di amici da invitare per poter bere una birra...eppure si sentiva solo. Questa cosa lo faceva incazzare così tanto che se avesse voluto avrebbe fatto a pezzi persino la sua chitarra senza pensarci due volte. Aveva lavorato duro per ottenere quello che voleva, eppure se c'era una cosa che non riusciva a fare era farsi una famiglia. All'inizio questa cosa non lo turbava più di tanto, anche perchè le donne facevano con lui come fanno le api con il miele, quindi non gli mancava nulla, o almeno così pensava. Continuava a dare la colpa sempre alla stessa persona, ma solo perchè non voleva riconoscere che l'unico a cui dover dare la colpa era se stesso. Anche quando parlava con gli amici continuava a sostenere che da quando, anni prima, la ragazza di cui era follemente innamorato l'aveva lasciato, non era più riuscito in nessun modo ad avere una relazione seria e stabile con nessuno. Il problema era che tutto questo era successo più di dieci anni prima, ma quando qualcuno glielo faceva notare lui faceva orecchie da mercante. Era diventato cinico, non si fidava più di nessuno se non di se stesso e si convinse che non aveva bisogno di nient'altro se non di se stesso. Si accarezzò la barba incolta, lo faceva sempre quando era nervoso, quindi si voltò verso la ragazza. Si avvicinò a lei e le diede un bacio sulla guancia mentre dormiva. Lei si smosse un attimo, fece un sorriso appena accennato quindi tornò nella stessa identica posizione. Tornò a fissare il tetto e si chiese se non era arrivato il momento di smetterla di farsi seghe mentali e di provarci seriamente almeno una volta, magari proprio con quella stessa ragazza. Si voltò di nuovo verso di lei. Maledizione, non riusciva proprio a ricordarselo quel dannato nome. Non poteva certo iniziare a provare ad avere una storia seria con una con la quale fai sesso e non ti ricordi chi è. Ma allora chi? non era più riuscito a trovarne una sola che gli facesse anche solo battere il cuore per un istante, un solo istante. Ormai i segnali di vita da quelle parti erano più piatti di una sogliola. Poteva provare subito, oppure aspettare ancora sperando di trovarne una diversa. Non era una buona idea, aveva aspettato anche troppo, quindi cosa c'era di male a quel punto nel provarci con una perfetta sconosciuta sul proprio letto? Poteva tranquillamente fare finta di niente e l'indomani reinvitarla magari per una cena in qualche locale chic, il suo nome sarebbe spuntato fuori in qualche discorso. Poteva anche farla ubriacare col vino e poi farle il gioco delle domande; cazzo, se neanche lei si fosse ricordata il suo nome da ubriaca allora era fatta, a quel punto sarebbe diventato un dettaglio secondario. Ma se, mentre facevano sesso, gli avesse chiesto di dirle il suo nome? quello si che sarebbe stato un problema non da poco! Niente da fare era troppo rischioso, si convinse che non poteva combinare più niente con quella lì. Non ci volle tanto per farlo tornare alla sua convinzione. Eh si,lui ce la metteva tutta ma proprio non ce la faceva, che colpa ne poteva avere? No no no, niente da fare doveva smetterla, non poteva continuare così oppure si sarebbe ritrovato da solo anche a 50 anni e non poteva permetterselo. Ma per quanto si spremesse le meningi non c'era molto da fare, ogni volta che pensava a qualcosa trovava subito un'obiezione. Era come se l'angioletto e il diavoletto della sua testa stessero facendo a pugni. Guardò l'orologio che aveva poggiato sul comodino: erano le 4 di notte passate. Aveva pensato anche troppo per quella notte e tra meno di 3 ore si sarebbe svegliato con il sorriso di quella splendida ragazza senza nome di fronte. Doveva essere in forma per la mattinata, non poteva deluderla. Si fermò un attimo, cosa avrebbe dovuto dire a quella parte di lui che voleva provare ad avere una relazione? Si voltò dall'altro lato del letto e si portò le coperte fino al collo, ci avrebbe pensato l'indomani mattina, dopo aver fatto sesso.

1 commento:

Silvia Gandolfo translator & interpreter ha detto...

l'ho appena finito di leggere e visto che mi chiedi di dirti quello che penso ti commento...

la storia è molto bella e molto vera,
è scritta abbastanza bene...

però non so cos'altro pensare... perche hai scritto questa storia?
per il puro piacere di scrivere?
oppure perche sentivi di doverla scrivere?

penso che nessuno scriva mai tanto per scrivere...forse l'hanno fatto solo i beatles con yellow submarine... :D ma forse neanche loro...

nn so cos'altro scriverti...
è triste come storia, ma poi neanche tanto...
la solitudine fa paura a tutti, ma il destino gioca carte che tu nn ti puoi aspettare... è inutile stare li a pensare...

baci.